Figlio Unico (1936) di Yasujirō Ozu

Primo film sonoro di Ozu (l'ho recuperato grazie a una vecchia registrazione da Rai 3, fatta da qualche mitico cinefilo). Una madre tessitrice manda l’unico figlio dallo Shinshu (regione a sud del Giappone famosa per la produzione della seta) fino a Tokyo, per studiare e avere successo nella vita. Purtroppo, nonostante gli sforzi, il figlio riesce a diventare solo insegnante alla scuola serale. La madre, giunta a Tokyo, scopre la condizione misera del figlio, e scopre solo in quel momento che è sposato e con un figlio neonato. Il finale riserva un raggio di sole.


  
#ScenaMemorabile la madre dice al figlio di non arrendersi, gli racconta i sacrifici fatti, la moglie intanto piange nella stanza accanto. 

La macchina da presa è posta in basso, in stile Ozu, utilizzata per inquadrare persone sedute sul tatami nella posizione tradizionale giapponese ("Seiza"). Analizziamo ulteriormente questa scena considerando due parti distinte e quattro inquadrature fondamentali.

Parte 1
Nella prima parte della scena abbiamo uno scambio di battute in cui il figlio spiega alla madre di non essere riuscito a realizzarsi perché a Tokyo c'è troppa gente e troppa competizione. 


Inquadratura 1
La prima inquadratura è una semisoggettiva del figlio, si può vedere infatti sulla destra la manica del suo kimono, mentre abbiamo una mezza figura della madre, decentrata sulla sinistra, seduta composta, con lo sguardo rivolto verso destra, la luce le illumina il volto da destra. Sullo sfondo le caratteristiche porte giapponesi scorrevoli ("Shoji") in rettangoli di carta di riso e legno. 

Inquadratura 2
Nella seconda inquadratura c'è, atteso, il controcampo sul figlio, ma attenzione, anziché averlo con lo sguardo verso sinistra, per ottenere un raccordo di sguardo tra le due inquadrature, egli guarda verso destra; anche la luce arriva sul suo viso da destra, anziché da sinitra come ci aspetteremmo: c'è stato un evidente scavalcamento di campo. Il dialogo funziona comunque, anche grazie al fatto che la prima inquadratura è una semisoggettiva, ma volendo essere rigorosi, questo sembrerebbe un errore. E' uno sbaglio di Ozu o forse voleva intenzionalmente porre il figlio fuori posto, proprio come la sua arrendevolezza nei confronti della vita? Mi piace pensare che siamo nel secondo caso: il figlio non segue l'esempio e la determinazione della madre e quindi... non si raccorda con lei. Ciò è ancor più sottolineato quando la madre lo sgrida dicendo "Tu sbagli!" e passiamo proprio in quel momento all'inquadratura mal raccordata (sbagliata). Sullo sfondo un paravento in stile giapponese ("Fusuma") per separare la zona giorno dove stanno parlando madre e figlio, dalla zona notte.


Parte 2
Nella seconda parte della scena la madre incalza il figlio, gli racconta i sacrifici fatti per continuare a sostenerlo negli studi, riponendo in lui tutte le speranze. 


Inquadratura 3
In questa terza inquadratura, l'anziana madre piangente sprona il figlio a non lamentarsi e a non arrendersi, si porta la mano al viso per asciugarsi il naso, dopo avergli elencato i sacrifici fatti per lui gli domanda infine "E tu mi dici che hai sbagliato tutto?" Questa terza inquadratura è simile alla prima ma siamo più vicini alla madre, che vediamo in un mezzobusto. Ci sentiamo in effetti più vicini alla sua posizione e alle sue idee, piuttosto che a quelle del figlio.
 
Inquadratura 4
Nella quarta inquadratura che ho selezionato, infine, anziché effettuare un controcampo sul figlio come nella prima parte della scena, Ozu arretra e quindi nella stessa inquadratura abbiamo la mezza figura del figlio, sulla sinistra, ben illuminato dal lampadario, con il viso verso sinistra a raccordarsi coerentemente con la precedente inquadratura della madre (finalmente ha ritrovato la giusta posizione, cpsì come nella propria vita) e, dietro il paravento, sulla destra, abbiamo la mezza figura della moglie, che era a letto (nel classico "Futon") nella zona notte più buia ma leggermente illuminata da sinistra. Questa seconda inquadratura è magnificamente concepita ed esprime un bellissimo sentimento, tipicamente giapponese: la commozione della moglie per i sacrifici fatti dalla madre per il figlio, la sua sofferenza silenziosa e rispettosa (non solo non è presente con loro e non interviene ma si copre il viso e la bocca per non farsi sentire e vedere). E' difficile a questo punto, per lo spettatore che con lei si immedesima, non commuoversi.


Vocabolario Giapponese: seiza, shoji, fusuma, futon
Vocabolario Cinefilo: scena, inquadratura, mezza figura, mezzobusto, semisoggettiva, raccordo di sguardo, scavalcamento di campo.

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